
“Le tante tragedie che hanno colpito il popolo tibetano hanno permesso al Dalai Lama di constatare in prima persona la capacità della mente di modificare il cervello. Il suo ricordo va a Lopon-la, un monaco che conobbe a Lhasa prima dell’invasione cinese. Imprigionato dai cinesi per diciotto anni e infine liberato, Lopon-la si rifugiò in India. Quando il Dalai Lama lo incontrò di nuovo erano passati vent’anni. “Sembrava tale e quale” raccontò il Dalai Lama al suo amico Victor Chan. “Dopo tanto tempo in prigione, la sua mente era ancora brillante, e lui era lo stesso monaco gentile…Durante la detenzione era stato torturato più di una volta. Quando gli chiesi se avesse mai avuto paura, rispose: ‘Sì. Di una cosa avevo paura. Temevo di non provare più compassione per i cinesi’.
……”Matthieu Ricard conseguì il dottorato in biologia all’Istituto Pasteur di Parigi, poi iniziò a lavorare con alcuni dei più grandi genetisti della sua generazione, ma la sua mente tornava sempre ai maestri tibetani della meditazione.
Nel 1981 si fece monaco buddista e da quel momento si è totalmente dedicato alla pratica della meditazione, allo studio e al “lavoro quotidiano” al monastero di Shechen in Nepal, assistendo i contadini poveri di quel tormentato Paese. E’ l’interprete francese del Dalai Lama. (Di Matthieu Ricard si possono leggere in italiano: Il Monaco e il Filosofo, Neri Pozza ed.; Il gusto di essere felici, Sperling e Kupfer.) “Prendiamo l’esempio di un adepto durante il ritiro: niente cambia nel suo ambiente tranne, forse, le nuvole in più o in meno oltre la finestra” disse Ricard. “Dal mattino alla sera la persona di cui parliamo fa una serie di esercizi. Può trattarsi semplicemente di guardare. O di allenare la mente a reagire in modo diversi all’affiorare delle emozioni. Nessuna reazione visibile. Nulla. Come una parete nuda. Eppure, per ore e ore, avviene una continua trasformazione, c’è un arricchimento, si affrontano emozioni e pensieri momentanei che si trasformeranno in stati d’animo e forse, dopo mesi e anni, in tratti permanenti. E’ un’esperienza pregnante, qualcosa che col tempo porta a trasformazioni più durature.”
Questi aneddoti sono istruttivi perchè in molti casi la mente fa brutti scherzi, tipo pensieri ossessivi, ricorrenti e prolungati che non si riesce a scacciare ma che deteriorano la personalità e lo stile di vita. I recenti studi sulla neuroplasticità e sulle “affective neuroscience” (vedi sotto l’intervista a Forbes del Dr. Davidson) possono aiutare molto, forse meglio di rimedi farmacologici o altri ancora peggiori, e molte risposte possono trovarsi negli articoli che seguono (in formato pdf).
Sharon Begley è giornalista corrispondente per il settore medico-scientifico presso l’agenzia Reuters. Precedentemente ha scritto per il settore scientifico della rivista Newsweek, e per The Wall Street Journal. E’ coautrice (con Richard J. Davidson) del libro “The Emotional Life of Your Brain“(2012). Ha scritto nel 2007 “Train Your Mind, Change Your Brain” tradotto in italiano da Rizzoli con il titolo “La tua mente può cambiare“. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui i riconoscimenti dell’ University of North Carolina for communicating science to the public and the Public Understanding of Science Award from the San Francisco Exploratorium. Ha tenuto numerose conferenze su argomenti di neuroscienze e sulla neuroplasticità, presso la Yale University (sua “alma mater”), The Society for Neuroscience, The American Association for the Advancement of Science and the National Academy of Sciences. Vive con suo marito e i suoi due figli in Pelham, New York.
la tua mente puo cambiare (estratto dal libro di Sharon Begley)
ITA_Davidson_The emotional life of your brain_FORBES 2012 (in italiano, intervista del Dr. Richard Davidson a Forbes del 26.4.2012)
ENG_Davidson_The emotional life of your brain_FORBES_2012